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Droghe legalizzate e pubblicizzate

agopuntura

Se usi mettere una merendina incellofanata nello zaino di tuo figlio, questo articolo è per te!

Introduzione

Quando si dice “droga” siamo immediatamente portati ad immaginare una serie di sostanze naturali o chimiche utilizzate a scopo ricreativo il cui abuso porta a dipendenza ed a gravi danni sulla salute psico-fisica. Più precisamente il termine “droga” si riferisce a una sostanza chimica che altera le funzioni fisiche o cognitive di un individuo; quindi, tra queste possiamo includere anche i farmaci che noi medici prescriviamo proprio per questi effetti. Dunque, per distinguere le droghe farmaci dalle droghe “ricreative” abbiamo iniziato a chiamare queste ultime “sostanze da abuso”.

Traqueste sostanze ti sorprenderà sapere che includiamo oggi anche i cibi ultra-processati e altamente processati. In questo articolo capiremo perché.

Cosa caratterizza una sostanza da abuso e cosa è la dipendenza?

L’elemento cruciale che accomuna tutte le sostanze da abuso è la loro capacità di indurre cambiamenti neurochimici nel cervello, in particolare nei circuiti di ricompensa.

La “dipendenza”, d’altra parte, è una condizione complessa caratterizzata dalla ricerca compulsiva di una sostanza o di un comportamento, nonostante le conseguenze negative.

Questo processo inizia spesso con la ricerca del piacere, ma si evolve in una necessità di alleviare i sintomi di astinenza. La dipendenza è quindi marcata da una perdita di controllo e da una persistente incapacità di smettere, anche quando l’individuo è consapevole dei danni che sta causando a sé stesso.

Studi sulla Dipendenza Alimentare

La ricerca scientifica ha evidenziato parallelismi inquietanti tra la dipendenza da sostanze e il consumo eccessivo di cibi ultra-processati. Gli studi sugli animali hanno dimostrato che l’assunzione smodata di alimenti caratterizzati dalla combinazione di zuccheri raffinati, grassi e sale può portare a comportamenti compulsivi, perdita di controllo e sintomi di astinenza simili a quelli osservati nella dipendenza da droghe come la cocaina. In particolare, è stato osservato che i ratti sottoposti a regimi alimentari con accesso limitato a soluzioni zuccherate sviluppano una maggiore motivazione a ricercare lo zucchero dopo periodi di astinenza, un segno distintivo della dipendenza, lo stesso non accade con i cibi naturali.

Perché succede con i cibi altamente processati e non con i cibi naturali?

Così come i Barbari entrarono a Roma sfruttando le strade costruite da questi ultimi, questi alimenti sfruttano meccanismi naturali che la natura ha predisposto per mantenere e promuovere la vita.

Si tratta di processi adattativi che tutti gli animali, compreso l’essere umano, hanno consolidato nell’arco di millenni di evoluzione. Dobbiamo considerare che la disponibilità quasi illimitata di cibo per noi umani è una situazione nuovissima, mentre da sempre abbiamo vissuto nella scarsità e pertanto il cervello si è evoluto per proteggere l’esistenza inducendo l’uomo ad approfittare, anche oltre il fabbisogno immediato, di alcuni cibi, in particolare quelli a rapido assorbimento. Questo allo scopo di approvvigionarsi di energie in previsione di ulteriori periodi di magra. Nei tempi moderni abbiamo facilissimo accesso a cibi caratterizzati da un’esasperazione di queste qualità che in realtà sono poco nutrienti. I cibi altamente e ultra-processati sono tipicamente ricchi di zucchero (il principale responsabile secondo gli studi), grassi, sale, esaltatori di sapidità e additivi, con un’estrema assorbibilità dovuta anche all’assenza di fibre. Cibi con una combinazione tale di sostanze attivanti non esistono in natura, ed ecco che un meccanismo protettivo diventa lesivo.

Cosa avviene nel cervello?

Premettiamo che senza i circuiti neurochimici di ricompensa mangiare sarebbe un’attività tediosa paragonabile alla fantozziana percezione della Corazzata Potemkin, ecco perché il nostro cervello è dotato di meccanismi che fanno provare il piacere, in particolare il sistema dopaminergico mesolimbico, le endorfine, l’oressina, l’acetilcolina e la serotonina. Questo complesso sistema, fisiologico, di rinforzo di comportamenti naturali come l’alimentazione e l’attività sessuale, viene “dirottato” da cibi iper-palatabili, portando a modifiche simili a quelle osservate con le droghe.

Ecco i principali neurocircuiti coinvolti e come sono influenzati:

  • Dopamina: Questo neurotrasmettitore è centrale nel circuito della ricompensa. Le droghe e gli alimenti ultra-processati aumentano il rilascio di dopamina nel nucleus accumbens (NAc), una regione del cervello associata al piacere e alla motivazione. Con il tempo, l’esposizione ripetuta a queste sostanze può desensibilizzare i recettori della dopamina, portando a una necessità di quantità sempre maggiori per ottenere lo stesso effetto (fenomeno della tolleranza). Studi sugli animali hanno dimostrato che i ratti che consumano elevate quantità di zucchero mostrano un aumento dei recettori D1 e una diminuzione dei recettori D2 nel NAc, alterazioni simili a quelle osservate nella dipendenza da cocaina.
  • Oppioidi Endogeni: Questi neurotrasmettitori sono coinvolti nella modulazione del dolore, del piacere e della ricompensa. Il consumo di cibi ultra-processati stimola il rilascio di oppioidi nel cervello, contribuendo alla sensazione di piacere e al rinforzo del comportamento alimentare. La ricerca suggerisce che l’alimentazione compulsiva può portare a una super sensibilità dei recettori degli oppioidi, aumentando la vulnerabilità alla dipendenza.
  • Orexina: Prodotta nell’ipotalamo laterale, l’orexina è coinvolta nella regolazione dell’appetito e della ricerca di ricompense. Gli studi hanno dimostrato che l’attivazione dei neuroni dell’orexina nell’ipotalamo laterale è associata alla preferenza per le droghe e per il cibo. L’orexina sembra modulare gli aspetti gratificanti degli alimenti ultra-processati, influenzando l’assunzione di cibo anche quando si è già sazi.
  • Acetilcolina: Questo neurotrasmettitore svolge un ruolo nella sazietà. In condizioni normali, i livelli di acetilcolina aumentano durante un pasto e raggiungono un picco quando ci si sente pieni. Tuttavia, nei soggetti con dipendenza da zucchero, questo aumento è ritardato, contribuendo all’iperalimentazione. Durante l’astinenza, si verifica uno squilibrio tra dopamina (diminuita) e acetilcolina (aumentata) nel NAc, creando uno stato avversivo simile a quello osservato nella depressione e nell’astinenza da droghe.
  • Serotonina: Coinvolta nella regolazione dell’umore e dell’appetito, generalmente riduce l’assunzione di cibo. Bassi livelli di serotonina sono associati alla depressione e al comportamento compulsivo, fattori che contribuiscono alla dipendenza. Studi sugli animali hanno dimostrato che la restrizione calorica e l’accesso intermittente a cibi ultra-processati portano a una significativa riduzione dei livelli di serotonina nella corteccia prefrontale mediale, rafforzando l’impulso a mangiare eccessivamente.

Interventi Terapeutici Possibili

Affrontare la dipendenza alimentare richiede un approccio multiforme che combini interventi farmacologici e terapie comportamentali. Risulta efficace nella nostra esperienza anche l’agopuntura che è di grande supporto in tutte le dipendenze.

È essenziale sottolineare che il trattamento della dipendenza alimentare può essere un processo lungo e complesso, caratterizzato da periodi di remissione e ricaduta. Tuttavia, con un approccio terapeutico adeguato e un ambiente di supporto, è possibile superare questa sfida e ripristinare un rapporto sano con il cibo.

Conclusioni

La crescente evidenza scientifica sulla dipendenza alimentare solleva riflessioni importanti sulle nostre abitudini alimentari e sull’ambiente in cui viviamo. L’abbondanza di cibi ultra-processati, economici e ampiamente pubblicizzati crea un terreno fertile per lo sviluppo di comportamenti di dipendenza, soprattutto nei bambini e negli adolescenti.

Se da una parte è fondamentale che le istituzioni prendano coscienza di questo problema e adottino misure per regolamentare la produzione e la commercializzazione di cibi ultra-processati, oltre che atte a promuovere un’educazione alimentare più efficace, dall’altra parte non dobbiamo dimenticare che i consumatori fanno il mercato ed è con le nostre scelte quotidiane che abbiamo il potere di influenzare l’industria affinché cambi rotta.

Bibliografia

Krupa H, Gearhardt AN, Lewandowski A, Avena NM.
Food Addiction.
Brain Sci. 2024 Sep 24;14(10):952. doi: 10.3390/brainsci14100952. PMID: 39451967; PMCID: PMC11506718.